Vendita Online Internazionale: Opportunità e Regole Fiscali

La vendita online ha un potere eccezionale, quello di far cadere le barriere fisiche e le distanze. Abitudine comune ormai quella di comprare seduti sul divano di casa o in coda al supermercato. Ma perché un seller dovrebbe limitarsi al mercato nazionale, quando su quelli esteri ci sono grandissime opportunità? La risposta è semplice, non farlo e non lasciarsi sfuggire queste opportunità. 

I benefici che se ne possono trarre sono molteplici, come ad esempio nuovi flussi di entrate generati da acquirenti stranieri, mercati alternativi per prodotti alternativi oppure una maggiore successo per i propri articoli iconici e infine una continua esposizione alle tendenze internazionali. 

In quali mercati stranieri vendere online?

Un primo territorio da considerare nell’espansione del proprio negozio online è sicuramente il Regno Unito. Solo per dare un ordine di grandezza, basti pensare che l’acquirente medio inglese spende circa 2.400 euro all’anno online, il doppio di quanto faccia un italiano. Le abitudini di acquisto cambiano radicalmente all’estero, gli inglesi appunto sono portati a cercare direttamente sul web quello di cui hanno bisogno. Stessa abitudine appartiene ai tedeschi, che hanno un carrello medio annuo superiore ai 2000 euro. Se andiamo su mercati un po’ più lontani come quelli americani o asiatici, arriviamo addirittura a cifre oltre i 3000 euro. 

Pertanto, il messaggio da trasmettere è che ci sono davvero tanti territori da esplorare per i seller italiani, grandi o piccoli che siano. “THINK BIG”, proprio pensare in grande permette di sfruttare appieno le potenzialità della vendita online e far viaggiare le proprie merci ben oltre confine.

Quali sono gli strumenti fiscali utili nell’espansione internazionale?

Europa

La fiscalità europea è stata semplifica con l’introduzione a luglio 2021 dell’OSS (One Stop Shop). Utilissima soluzione per chi ha magazzino in Italia e spedisce in tutta Europa. L’OSS permette di gestire l’IVA transfrontaliera con un unico pagamento nel paese di registrazione. Sarà poi l’autorità fiscale locale ad occuparsi degli adempimenti IVA nei confronti negli stati dove sono state effettuate le vendite. 

Un altro strumento fiscale utilissimo in Europa, e non solo, è la partita IVA, necessaria per stoccare all’estero. Nel momento in cui si decide di avere la merce immagazzinata all’estero, è obbligatorio aprire una posizione fiscale locale. Avere il prodotto vicino al cliente agevola di gran lunga il venditore, in quanto gli articoli arrivano prima e la gestione del reso è facilitata. Inoltre, in alcuni programmi di Amazon, come il PAN EU, è necessario avere partite IVA in tutti i sei paesi coinvolti. 

Da quest’anno per chi vende in Germania o Francia, c’è l’obbligo di registrarsi per l’EPR (Responsabilità Estesa del Produttore) un eco-tributo per alcune categorie di prodotto. In Francia al momento sono attive nove categorie, entrate in vigore tutte contemporaneamente, mentre in Germania da luglio 2021 vige l’obbligo per l’imballaggi, a cui a breve si aggiungeranno RAEE e batterie 

UK

Il Regno Unito dopo la Brexit è diventato un territorio extracomunitario, ma come abbiamo detto pieno di opportunità. Fiscalmente parlando, in alcuni casi è necessaria la partita IVA, come quando si supera la soglia dei 150 euro per ordine. Mentre quando l’importo è inferiore, generalmente è il marketplace che agisce da sostituto d’imposta versando l’IVA. 

Ad ogni modo la partita IVA è sempre obbligatoria se si vuole stoccare in UK e conviene aprirla sempre anche in ragione del meccanismo PVA (postpone vat accounting). Questa soluzione è utilissima al momento delle pratiche di sdoganamento alla frontiera, che prevedono il pagamento dell’iva all’importazione e dei dazi. Grazie al PVA l’imposta viene posticipata e inserita nelle dichiarazioni IVA insieme a quella sulle vendite.  Con il risultato di non avere nessun cash flow in dogana. 

USA

Gli Stati Uniti sono ancora un mondo a parte, dove esistono regole fiscali federali e statali. Ogni stato infatti determina la tassazione sui propri beni e questa funziona in maniera un po’ diversa dall’IVA a cui siamo abituati, in USA si parla infatti di Sales Tax. Inoltre, è sempre necessario identificarsi a livello federale tramite EIN (Employer Identification Number), quando si effettuano operazioni commerciali con gli Stati Uniti anche se avvenute a distanza. 

Questi sono alcuni esempi, in generale è importante essere informati sulle regole del mercato dove si opera per restare conformi e non incorrere in sanzioni.

Conclusioni

Vendere online, dunque, non è così semplice. È necessario gestire accuratamente la fiscalità della tua azienda per evitare di incorrere in sanzioni. Proprio per questo Marketplace Mentor è partner di AVASK, un’agenzia di consulenti esperti nella tassazione internazionale, specialmente per il ramo delle vendite online.

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